"Se qualcuno vuole sbarcare, io dica subito. Io intendo partire con gente pronta a tutto. Se qualcuno non si sente,      che venga avanti: non ha nulla da vergognarsi".
Allineati sulla banchina della base di Bordeaux, gli uomini del sommergibile "Tazzoli" restano immobili. Il nuovo comandante, capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato, passa davanti a loro li guarda ad uno a uno negli occhi. "Grazie", dice semplicemente. Sono le nove del mattinodi sabato 5 aprile 1941. Alle dieci i marinai del "Tazzoli" rientrano a Gradignan, un piccolo villaggio vicino a Bordeaux dove sono stati decentrati per sfuggire ai bombardamenti. Ci sono mille cose da fare, ogni volta che si parte per una missionein Atlantico, e la più difficile è scrivere a casa. Senza guardare i posti vuoti di quelli che sono partiti allo stesso modo, e non sono tornati. Senza pensare che potrebbe essere l'ultima lettera. Allora non si mai cosa dire, sembra tutto falso....
Per fortuna, questa volta, ci sono delle novità da raccontare. E' sbarcato il comandante Raccanelli, lo hanno promosso capitano di fregata: andrà sull'incrociatore "Bande Nere". E' sbarcato anche l'ufficiale in seconda, Tente Allegri: è stato destinato al comando del sommergibile "Baimonti". Al suo posto è venuto il tenente di vascello Gianfranco Gazzana, un gigante che mugugna sempre e che deve eesere buono come il pane.
Del nuovo comandante, anche i meglio informati non sanno molto: Carlo Fecia di Cossato ha trentadue anni, si sa che era in Mediterraneo su un altro sommergibile, il "Ciro Menotti". Si dice che sia un ufficiale giusto e valoroso.
Uno strano tipo.
Eppure quell'uomo misterioso che brucia dalla voglia di battersi è forse l'unico ufficiale che ha già perduto ogni illusione, su questa guerra. "La nostra sconfitta è certa, e inevitabile", ha confidato auno dei suoi pochissimi intimi, il capitano di fregata Longanesi Cattani: è stato quella mattina a Bordeaux, poco prima di prendere il comando del "Tazzoli".
"Ma si direbbe che per adesso...." ha osservbato il catitano.
"Lo so, tutto sembra andare per il meglio.La Germania è padrona dell'Europa. Stiamo avanzando in Cirenaica, il generale Wavell è in rotta oltre Bengasi. Fra poco conquisteremo i Balcani. Il Times sta chiedendo le dimissioni di Eden.... Eppure saranno loro a vincere".
Si è interrotto, guardando due marinai che stavano lavando il ponte del suo sommergibile e cantavano. "Ma tutto questo ha ripreso freddamente,"non può avere conseguenza sull'impegno d'onore che abbiamo. In ogni caso il mio dovere d'ufficiale è battermi fino a che avrò gli ordini e i mezzi per farlo".
Due giorni più tardi, il sommergibile "Tazzoli" è in navigazione verso le coste occidentali dell'Africa. Un falso allarme nel pomeriggiuo dell'8 aprile si avvistano due navi neutrali. Nella notte del 12 aprile si avvistano due incrociatori tipo "Bonaventure". In un attimo il Tazzoli scocca due siluri e discende a quota di sicurezza con una manovra perfetta. Trattenendo il respiro, gli uomini contano i secondi... Una formidabile esplosione scuote il battello: i siluri hanno centratoil bersaglio. Poco dopo un altro boato conferma la vittoria, sono scoppiate le caldaie dell'incrociatore. Desso gli idrofoni sentono il rumore delle turbine di una sola unità. Va avanti e indietro, fordse cercando il sommergibileper vendicarsi. Immobile nel silenzio, la gente del "Tazzoli" aspetta le bombe di profondità... Ma all'improvvisoil comandante da un ordine stupefacente: "Emersione! Se va col siluro, bene, se no attacchiamo a cannonate".
"Con due cannoni attaccare un incrociatore. Alla faccia!" pensa l'ufficiale in seconda, ma non dice niente."Stavolta passamme ò guaie!", geme invece Signore, silurista napoletano. "San Gennà i cannune sò cannune...." Quando il sommergibileesce in superficie, il secondo incrociatore sta filando verso nord a più di 28 nodi:ormai non può più raggingerlo. Sul mare si allarga una chaizza di nafta e i rottami galleggiano quiotamente: sembra impossibile che poco fa tutto questo sia stao una nave. I marinai del "Tazzoli" respirano a pieni polmoni, e non solo per rifarsi dell'aria avvelenata dell'immesrsione.
"Lo abbiamo perduto", dice il comandante guardando ancora nel buio.
La notte del 15nè la volta del "GXGM", un mercantile britannico apparso e attaccato ancora all'improvviso. C'è gente che ci sa fare, su quella nave. Per tre volte, con eccezzionale bravura, il comandante inglese schiva i siluri del "Tazzoli" e intato apre il fuoco col pezzo di poppa contro il sommergibile. E' un duello furibondo, quasi alla cieca. Il radiotelegrafista intercetta l'sosdella nave inglese:"GXGM attached by raider...GXGM attached by raider....." il sommergibile sta facendo un tale inferno con i cannoni e con le mitragliere che gli inglesi lo hanno scambiato per un incrociatore....
Due ore più tardi, la nave ha un ultimo fremito e affonda.
Passano tre settimane completamente vuote. Poi si avvista un piroscafo, ma è neutrale. Il 6 maggio appare un 'altra nave. Ma è troppo veloce, sfugge.Il giorno dopo ecco la rivincita. Si avvistailo "Fernlane", un mercantile norvegese che naviga per gli inglesi carico di munizioni e pezzi di aeroplano. Va a picco in dieci minuti. La notte del 9 tocca all'"Alfred Olsen", un altro norvegeseche naviga per l'inghilterra. Ma sembra stregato, nonvuole affondare... La mattina dopo, quando il "Tazzoli" riemerge e vede la nave sfondata dai siluri che galleggia ancora, gli uomini sentono un brivido di superstiziosa paura. Rabbiosamente, il comandante riapre il fuoco, ma è inutile. "Ha il diavolo in corpo". dice con voce rauca. "andiamo via. Macchine avanti mezza!". Resta ancora a guardare per qualche minuto, con un ultima speranza, poi scende in camera di manovra. E' disfatto. Ma proprio in quel momento l'indomabile "Alfred Olsen" alza la prora verso ilo cielo e scompare nell'abisso....
I siluri sono finiti, bisogna tornare alla base. Il comandante tiene rapporto all'equipaggio. Se si incontra ancora qualche nave nemica, siatteccherà col cannone, visto che non ci sono più siluri. Per fortuna il ritorno è tranquillo. Per due volte si avvistano delle navi, il comandante si portaall'attacco, ma deve fermarsi perchè sono neutrali.Poco prima di arrivare a Bordeaux nella nebbia fitta il "Tazzoli" si infila in un banco di mineassolutamente imprevisto e deve percorrerlo tutto: è un miracolo , ma ne esce indenne, appena in tempo per vedersi piombare addosso un "Bristol Blenheim" che picchia quota bassa mitragliando e sganciando grappoli di bombe. I mitraglieri, strappati di colpo ai pensieri finalmente sereni del ritorno, rispondono al fuoco: ma il "Bristol" si alza, e si avventa ancora come una furia. "Stai a vedere che proprio adesso....", dice il comandanteche, imperturbabile, è uscitodalla torretta.In quel momento il puntatore Capezzuto si abbatte rotolando dalla mitragliera di dritta, ma il giovane guardiamarina Celli accorre al suo posto, ricomincia a sparare . Il "Bristol", centrato in pienomentre sta tornando all'attacco, precipita in una lunga fumata nera.
Arriva la caccia di scorta, l'avventura è finita. Il "Tazzoli" entra in porto con cinque bandierine al periscopio, una per ogni unità che ha messo fuori combattimento. Per quelle bandierine sono passati 46 giorni di attese logoranti, speranze, delusioni, ore di angoscia disperata sotto le bombe dei caccia.... Ma chi lo ricorda, ora?
Tornati gli uomini dalla licenza e ultimati i lavori in bacino, il "Tazzoli" riprende il mare il 15 luglio. Una missione sfortunata. Per settimane e settimane, la storia del "Tazzoli" è fatta soltanto di tempeste, avarie, di cacce spietate che spezzano anche i nervi più saldi. E quando il periscopio riaffiora, mai niente. Sembra che in tutte le zone d'agguato, dalle Canarie a Capo Palmas,non si possono incontrare che mercantili neutrali o navi da guerra inglesi che per qualche ragione si trovano sempre in condizioni di colpire e mai di essere colpite. La sera del 12, quando finalmente si avvista e si affonda la "Zangara", un trasporto inglese da 6.000 tonnellate, gli uomini sono stremati.
L'11 settembre, quando è costretto a reientrare alla base con un elica spezzata dalle bombe di profondità, il "Tazzoli", ha affondato soltanto la "Zangara" e il "Walker", una petroliera che veniva da Hong Kong. Ma il 13 febbraio del nuovo anno 1942, dopo due tentativi di partenza interrotti da improvvise avarie, il comandante Fecia di Cossato è di nuovo in caccia, questa volta sulle coste degli Stati Uniti. In dieci giorni, da 5 al 15 marzo affonda 6 navi. Nella foga dell'attaccoall'ultima di queste la "Athelprince" di Lverpool, il "Tazzoli" finisce addirittura per speronarla ed esce dalla mischia con tutta la parte prodiera schiacciata. I tubi di lancio sono inservibiili, bisogna rientrare. Ripartiranno il 18 giugno, all'agguato nei caraibi.
Una missione terribile.Settantanove giorni di una lotta disperata e feroce, esasperata dalla fame, dalle sete, dalle continue avarie che paraliozzano i siluri proprio nei momento che stanno per colpire. Vanno a picco due navi, la "Castor" e la "Havsten".
Il leggendario comandante del "Tazzoli" contibua a combattere.
Il 12 dicembre affonda l"Hempire Hawk" e poche ore dopol'"Ombilin", due mercantili inglesi. Ilo affonda il "Queen City" e raccoglie i naufraghi feriti: e con loro, fraternamente, che gli uomini del "Tazzoli" passano il loro terzo Natale di guerra. Il giorno dopo è la volta del "Dona Aurora", un piroscafo filippino.
Il due febbraio il sommergibile ritorna a Bordeaux.
Alla fine del mese il capitano di fregata Fecia di Cossato lascia il comando del sommergibile e ritorna in Mediterraneo, al comando della torpediniera "Aliseo". Ha affondato centomila tonnellate di naviglio nemico. E' stato decorato con tre medaglie d'argento, tre di bronzo, con la croce di cavaliere della Croce di Ferro, con la Croce di Ferro di prima e di seconda classe. Potrebbe, forse dovrebbe far pesare tutto questo e invece è sempre lo stesso gentile, taciturno, preciso. "il mio dovere di ufficiale", ha detto quel giorno a Bordeaux, "è quello di battermi fino a che avròi mezzi e gli ordini per farlo". Anche se le sue previsioni erano purtroppo fondate, anche se la guerra è ormai evidentemente perduta.
L'8 settembre. La guerra contro gli angloamericani è finita. Ma l'ordineè di reagire ad ogni attacco, da qualsiasi altra provenienza e l'occasione si presenta subito, la mattina stesssa del 9 settembre, il comandante Fecia di Cossato si trova davanti a Bastiacon la sua torpediniera "Aliseo"davanti a sette unità della Marina tedesca,due caccia e cinquecannoniere che gli vengono contro. Senza un attimodi esitazione, freddamente, le attacca. Due ore più tardile ha affondate tutte ,una dopo l'altra, un colpo dopo l'altro.
Quella sera il comandante è rimasto a lungo nella sua cabina. Ha scritto delle lettere. Ha chiesto all'ordinanza dove erano finite le forbici. Quando è uscito, l'attendente ha osservato che si era tolto i nastrini delle tre decorazioni tedesche, e quel gesto gli era costato moltissimo, proprio perchè prima non ci aveva mai tenuto. "Io non ho combattuto per Hitler", aveva detto a un amico, il giorno in cui gli era stata conferitala sua prima Croce di Ferro.
Quando sbarcano a Taranto, l'impressione è quello di un porto d'Estremo Oriente. Una babele di gente di tutte le razze. Sporcizia. Disordine. In via D'Aquino un enorme cartellone ammonisce, in inglese: "Non dimenticate le vostre mogli". Più in là, un altro cartellone ricorda "Attenti al tifo: non mangiate gelati". Imuri sono pieni di manifesti. In uno si vede Garibaldi che addita la bandiera degli Stati Uniti, dell'Inghilterra, della Francia e della Russia. "Questi sono i vostri amici!", c'è scritto sotto. E una mano ignota ha aggiunto, col carbone: "Dagli amici mi guardi Iddio...".
Ma la guerra continua. Bisogna pensare soltanto che la guerra continua.
Fecia di Cossato ritorna in missione, di scorta ai convogli.
Il dramma sta arrivando alla sua conclusione inevitabile. Alla fine di maggio si forma un nuovo governo e i nuovi ministri si rifiutano di prestare giuramento nelle mani del Re. Quando la notizia arriva a Taranto, la roccaforte della Regia Marina è in fermento.
Centinaia di ufficiali, che si sono rassegnati alla res di Malta soltanto per tenere fedeal loro giuramento, minacciano di abbandonare la Marina. Preoccupato, l'ammiraglio Nomis Pollone chiama a rapporto i comandanti per esotarlialla calma e all'obbedienza. Dice che, per quantosia doloroso tutto quello che è successo e che sta succedendo, la Marina è l'unica forza ancora integra della nazione e che il supremo dovere di ognuno è di mantenerla compatta.
"No, Ammiraglio. Il dovere è un altro".
Nella sala piena di fumo scende di colpo un silenzio profondo. Pallido e fermo, il comandante Fecia di Cossato è sull'attenti davanti all'ammiraglio. "Io non riconosco come leggittimo un governo che non ha presentato giuramento nelle mani del Re", dice. "pertanto non eseguirò gli ordini che mi vengono da questo governo. L'ordine è di uscire in mare domattina al comando della Regia Torpediniera "Aliseo" per scorta ai convogli. Ebbene l'"Aliseo" non uscirà.
L'impressione è enorme. Lo stesso Capo di Stato Maggiore della Marina si mette in contatto con Fecia di Cossato poche ore dopo, pregandolo di desistere dal suo atteggiamento. Non c'è niente da fare. Il comandante Fecia di Cossato è irremovibile. L'Ammiraglio si mette a rapporto dal ministro della marina De Courten. Nella notte Fecia di Cossato riceve l'ordine di sbarcare dall'"Aliseo" per andare agli arresti di fortezza. La mattina dopo, su tutti i muri dell'arsenale e persino sulle scale del Circolo Ufficiali appaiono centinaia di scritte: "Viva il Re", "abbasso De Courten", "Viva Di Coddato", "Ufficiali seguite l'esempio di Di Cossato!". Il ministro della Marina impressionato per la piega che prendono gli avvenimenti, chaima a rapporto il comandante più anziano. "siamo ad un apsso dall'ammutinamento!", dice sdegnato.
Il vecchio comandante scrolla il capo."siamo noi che gli abbiamo insegnato la coerenza, ammiraglio. E dobbiamo esserne fieri. Gli uomini passano, le virtù rimangono..." Dopo due ore di discussione, visto che gli equipaggi non intendevano prendere il mare se Fecia di Cossato è agli arresti, De Courten si arrende. Di Cossato viene rimesso in libertà e mandato in licenza.
Carlo Fecia di Cossato non è più il comandante dell'"Aliseo", ma ha sempre il suo grado, ha sempre le sue medaglie e quel gran nome che tutti rispettano, tedeschi e inglesi, francesi e americani: in tutte le Marine combattenti si parla con enorme ammirazione.
"Vado a Napoli (qui fu ospite dell’amico e collega Ettore Filo della Torre a villa Pavoncelli) per cambiare aria mi farà bene ", dice ad un collega che lo incontra l'indomani alla stazione.
Il 20 di agosto, mentre sta rientrando a casa , suonano le sirene d'allarme. E' Strano, perchè ormai gli aerei tedeschinon vengono più a bombardare al Sud, hyanno ben altro a cui pensare.
Il giorno dopo si viene a sapere che l'allarme e la nebbia sono stti un trucco della malavita napoletana, daccordo con la centrale della contaerea alleata, per far scomparire una grossa partita di viveri e sigarettendal porto: è finito il tempo degli eroi comincia il tempo dei furbi, non c'è più rimedio.
Verso sera, dicendo di sentirsi poco bene, il comandante si chiude in camera. Due ore dopouna secca detonazione schianta il silenzio della vecchia casa patrizia. Fecia di Cossatosi è ucciso, giace riverso sul tappeto in una macchia di sangue.
Sulla scrivania trovano una lettera per la madre.
Iddio non può non vedere i miei sentimenti che sono stati sempre puri, e la mia rivolta contro la bassezza di quest'ora..."

Dopo aver scritto, da perfetto gentiluomo, una lettera di scuse all’amico e ospite Filo della Torre, la notte del 28 agosto 1944, a villa Pavoncelli, si uccise con un colpo di pistola alla testa. Il suo corpo fu sepolto, avvolto nel tricolore, dai suoi marinai nel cimitero di Poggioreale. Umberto di Savoia, che non aveva voluto o potuto riceverlo, volle poi curarne a proprie spese il trasferimento a Bologna.
"Non sono un suicida", finisce "sono caduto sul campo"

Giuseppe GRAZZINI
da Navi e Marinai

Carlo Fecia di Cossato non seppe resistere alla nuova realtà dell'armistizio e si tolse la vita a Napoli dopo essersi battuto fino all'ultimo contro i tedeschi.

Carlo Fecia di Cossato nacque a Roma il 25 settembre 1908. Dopo aver completato gli studi al Regio Collegio Militare di Moncalieri venne ammesso all'Accademia Navale di Livorno e nel 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina.
Promosso Sottotenente di Vascello l'anno successivo, dopo un periodo di imbarco venne destinato al Distaccamento Marina di Pechino (Cina). Rimpatriato, frequentò il Corso superiore e da Tenente di Vascello partecipò, imbarcato su unità sommergibile, a due missioni speciali nelle acque spagnole durante la guerra civile spagnola.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, che trovò Carlo Fecia di Cossato al comando del sommergibile Ciro Menotti, dislocato a Messina nell'ambito della 34a Squadriglia, operò in numerose missioni di agguato offensivo e nel dicembre dello stesso anno assunse il comando del sommergibile Tazzoli operante in Atlantico, alle dipendenze di Betasom.
La sua attività in Atlantico si concretizzò con l'affondamento accertato di 18 unità mercantili, per un totale di 96.553 tsl, ed una danneggiata per ulteriori 5.449 tsl, richiamando sulla sua persona e sull'Unità al suo comando l'ammirazione del nemico per il cavalleresco comportamento tenuto in ogni circostanza di tempo e luogo. Nel febbraio 1943, dopo una lunga missione compiuta lungo le coste del Brasile, rientrò in Italia ed ebbe il comando della 3a Squadriglia Torpediniere con insegna sull'avviso scorta Aliseo con il quale, il giorno 9 settembre, sostenne un vittorioso scontro nelle acque di Bastia (Corsica) contro 7 unità tedesche di armamento superiore.
Segui poi le sorti della Squadra Navale italiana dirigendo su Malta. Tuttavia gli avvenimenti successivi all'armistizio turbarono profondamente la sua coscienza di soldato e il 27 agosto 1944 si uccise a Napoli.

Altre decorazioni:

  • Medaglia d'Argento al Valore Militare (Oceano Atlantico, aprile-maggio 1941);
  • Medaglia d'Argento al Valore Militare (Oceano Atlantico, febbraio-aprile 1942);
  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Oceano Atlantico, luglio-settembre 1941);
  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Oceano Atlantico, giugno-settembre 1942);
  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Acque di Bastia, settembre 1943);
  • Croce di Guerra al Valore Militare (Mediterraneo, luglio 1943);
  • Croce di Ferro tedesca di 2a Classe (30 giugno 1941);
  • Croce di Ferro di 1a Classe (dicembre 1941);
  • Croce di 2a Classe con Spada dell'Ordine dell'Aquila tedesca (9 maggio 1942).

Voglio rendere onore al COMANDANTE CARLO FECIA di COSSATO riportando il testo della lettera testamento , dell'Agosto 1944indirizzata alla madre, nella quale spiega le ragioni che lo spinsero ad assumere la drammatica decisione di togliersi la vita: 

“Mamma carissima,

quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.

Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuro.

Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci é stata presentata come un ordine del re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.

Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato.

Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.

Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo nella mia vita.

Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.

Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato.

Tu credi in Dio, ma se c 'è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora.

Per questo, mamma, credo che ci rivedremo un giorno.

Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato.

In questo momento mi sento vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete.

Carlo”
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INIZIO PAGINA

MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE PER IL COMANDANTE CARLO FECIA di COSSATO

“Valente ed ardito comandante di sommergibile, animato fin dall'inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava 4 navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva , dopo dura lotta un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee.
Successivamente comandante di torpediniera, alla data dell'armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando, con una sola unità, sette unità germaniche di armamento prevalente che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema dedizione.
Esempio fulgido ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente, e di assoluta dedizione al dovere.
Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 - 1 febbraio 1943 - Alto Tirreno, 9 settembre 1943”.

CROCE di FERRO
CROCE DI FERRO 1^ CLASSE
CROCE DI FERRO 1^ CLASSE(retro)
CROCE DI FERRO 2^ CLASSE