Il Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Modena, lo stesso Congresso che pochi mesi prima aveva proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta fu il patriota e letterato Giuseppe Compagnoni (Lugo 1754 - Milano 1833), rappresentante della città di Ferrara.
      Il Tricolore aveva però già fatto la sua apparizione sul suolo italiano  nel settembre  1796. Sarà lo stesso Napoleone Bonaparte a darne l'annuncio al Direttorio in  una lettera nella quale è scritto che la Legione Lombarda,  appena costituita, aveva scelto come propria bandiera "nazionale" il  Tricolore bianco, rosso e verde. Adottato come simbolo nazionale anche dalla  Repubblica Italica e successivamente dal Regno d'Italia, il Tricolore seguì le  fortune napoleoniche e con la   Restaurazione scomparve dall'Italia. I vecchi regimi  ripresero le loro tradizionali bandiere, mentre la Carboneria adottò come  proprio simbolo un drappo dai colori rosso, blu e nero: gli stessi della  Repubblica Partenopea. 
      La bandiera bianca, rossa e verde apparirà di nuovo in Italia nel 1831, con la costituzione della  Giovine Italia. Il suo fondatore, Giuseppe Mazzini, farà di essa il simbolo  della libertà e della volontà di rinnovamento e di unità nazionale del popolo  italiano. Il Tricolore della Giovine Italia recava, da una parte, la scritta: "Libertà,  Uguaglianza, Umanità"; e dall'altra: "Unità,  Indipendenza".
      Da questo momento l'idea dell'unità e dell'indipendenza nazionale e il  Tricolore vengono strettamente associati nella mente degli italiani. Dalla  spedizione di Savoia del 1834, non c'è moto o sollevazione popolare che non  avvenga all'insegna del Tricolore. Nel marzo 1848 i milanesi insorgono contro  gli austriaci agitando il Tricolore e cantando l'Inno di Mameli. Ciò,  probabilmente, spinse Carlo Alberto ad assicurare al Governo provvisorio  lombardo che le sue truppe avrebbero varcato il Ticino sotto le insegne del  Tricolore (con lo scudo sabaudo al centro), nonostante lo Statuto concesso  pochi giorni prima avesse solennemente proclamato, all'art. 77, che "Lo  Stato conserva la sua Bandiera [croce bianca in campo rosso, n.d.r.]: e la  coccarda azzurra è la sola nazionale". 
      Il Tricolore, adottato perfino dalle milizie borboniche e papali in un  primo tempo inviate in soccorso dei Lombardi, sarà anche la Bandiera di Venezia e dal  Governo insurrezionale della Sicilia e sventolerà in tutti i vecchi Stati  italiani. Uno dei primi decreti della Repubblica Romana dichiarerà, il 12 febbraio 1849, il Tricolore Bandiera  nazionale.
      Pur mancando un'esplicita  sanzione normativa, il Tricolore è ormai diventata la bandiera nazionale  italiana: la materia riguardante la bandiera verrà, infatti, organicamente  disciplinata dopo la   Grande Guerra con il regio decreto-legge 24  settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicembre 1923, n. 2264. E nel 1947 il Tricolore, ovviamente  privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella Costituzione  repubblicana, che all'art. 12 così recita:
 
      "La Bandiera della Repubblica  è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali  dimensioni". 
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