Affondamento CORAZZATA ROMA
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Ammiraglio italiano, nato a S. Felice sul Panaro il 24 ottobre 1888, morto il 9 settembre 1943.

La vita militare dell’Ammiraglio Bergamini è punteggiata da tappe, da episodi, da azioni, che gli hanno meritato pubblici riconoscimenti.

Dal lontano 1908, quando uscì Guardiamarina dall’Accademia Navale, al tragico 9 settembre che lo vide Comandante in Capo delle FF. NN., vittima "obbediente al più amaro degli ordini" nelle acque della Maddalena, egli ha percorso "con lo stile di sempre" quella via "fedele e silenziosa, che era la via della Marina".

L’aver saputo farsi circondare "dall’amore, dalla stima, dal rispetto di tutti i suoi dipendenti, dagli Ammiragli ai giovani marinai, per il suo tratto signorile, per la sua umanità e per la fermezza del suo carattere e per la fedeltà ai suoi ideali" offre la motivazione più probante e la testimonianza più sicura di una personalità che ha saputo imporsi ed esprimersi nel compimento del dovere quotidiano.

Nella sua vita non c’è nulla di straordinario.

Si è preparato ed è emerso; ha agito con impegno costante e si è segnalato; è stato uomo completo e si è fatto benvolere; ha assunto compiti difficili e si è fatto stimare; è stato fedele al suo giuramento ed è caduto "obbediente ai sacri comandi della Patria".

Ha saputo compiere fino all’ultimo il suo dovere.

Non ha rincorso cariche, non ha cercato riconoscimenti, ma ha raggiunto le une ed ha meritato gli altri.

Nel 1926 ebbe il comando del cacciatorpediniere "Carini" e nel 1934 fu nominato Capo di Stato Maggiore della 2ª Squadra Navale. In seguito, nell'aprile del 1943, divenne Comandante in Capo della Squadra Navale e il 9 settembre dello stesso anno lasciò il porto di La Spezia dirigendosi verso l'isola dell'Asinara, a bordo della corazzata "Roma", come era stato concordato al momento dell'armistizio con gli alleati. Ma un ordine di Supermarina gli faceva invertire la rotta per dirigersi verso il porto di Bona, in Tunisia. Durante il viaggio le corazzate "Roma", "Vittorio Veneto" e "Italia" vennero attaccate da aerei tedeschi che riuscirono a colpire la "Roma", affondandola all'altezza dell'isola dell'Asinara. Quasi tutti gli uomini dell'equipaggio ed il comandante Bergamini perirono in questa tragica circostanza.

Ammiraglio italiano, nato a S. Felice sul Panaro il 24 ottobre 1888, morto il 9 settembre 1943.

La vita militare dell’Ammiraglio Bergamini è punteggiata da tappe, da episodi, da azioni, che gli hanno meritato pubblici riconoscimenti.

Dal lontano 1908, quando uscì Guardiamarina dall’Accademia Navale, al tragico 9 settembre che lo vide Comandante in Capo delle FF. NN., vittima "obbediente al più amaro degli ordini" nelle acque della Maddalena, egli ha percorso "con lo stile di sempre" quella via "fedele e silenziosa, che era la via della Marina".

L’aver saputo farsi circondare "dall’amore, dalla stima, dal rispetto di tutti i suoi dipendenti, dagli Ammiragli ai giovani marinai, per il suo tratto signorile, per la sua umanità e per la fermezza del suo carattere e per la fedeltà ai suoi ideali" offre la motivazione più probante e la testimonianza più sicura di una personalità che ha saputo imporsi ed esprimersi nel compimento del dovere quotidiano.

Nella sua vita non c’è nulla di straordinario.

Si è preparato ed è emerso; ha agito con impegno costante e si è segnalato; è stato uomo completo e si è fatto benvolere; ha assunto compiti difficili e si è fatto stimare; è stato fedele al suo giuramento ed è caduto "obbediente ai sacri comandi della Patria".

Ha saputo compiere fino all’ultimo il suo dovere.

Non ha rincorso cariche, non ha cercato riconoscimenti, ma ha raggiunto le une ed ha meritato gli altri.

Nel 1926 ebbe il comando del cacciatorpediniere "Carini" e nel 1934 fu nominato Capo di Stato Maggiore della 2ª Squadra Navale. In seguito, nell'aprile del 1943, divenne Comandante in Capo della Squadra Navale e il 9 settembre dello stesso anno lasciò il porto di La Spezia dirigendosi verso l'isola dell'Asinara, a bordo della corazzata "Roma", come era stato concordato al momento dell'armistizio con gli alleati. Ma un ordine di Supermarina gli faceva invertire la rotta per dirigersi verso il porto di Bona, in Tunisia. Durante il viaggio le corazzate "Roma", "Vittorio Veneto" e "Italia" vennero attaccate da aerei tedeschi che riuscirono a colpire la "Roma", affondandola all'altezza dell'isola dell'Asinara. Quasi tutti gli uomini dell'equipaggio ed il comandante Bergamini perirono in questa tragica circostanza.

Adone Del Cima
Capitano di Vascello Com/te Corazzata ROMA

Nato a Torre Del Lago il 7.6.1898
Scomparso in mare con la "Corazzata  Roma" di cui era il Comandante il 9.9.43 Medaglia d'Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

"Ufficiale superiore di preclare virtù Militari e Morali destinato al comando di navi da battaglia in allestimento ne curava la preparazione alla guerra portandola in breve a notevole efficienza. Nel corso di pesante bombardamento sul porto colpita l'unità da bombe aeree trasfondeva nell'equipaggio e nelle maestranze volontà ed energia riuscendo in breve tempo a ripristinare l'efficienza, durante difficile navigazione di guerra ripetutamente e irreparabilmente colpita l'unità dopo accanita difesa contro formazioni aeree impieganti nuove armi offensive nell'adempimento del dovere scompariva in mare con la sua nave alla cui sorte si era sentito legato al di là della vita."

 

Acque della Sardegna 9.9.43

Biografia

Il Comandante della Corazzata Roma Adone Del Cima, era nato a Torre Del Lago (Viareggio), morì a soli 45 anni da eroe a bordo della sua nave, nono figlio su undici fu battezzato Adone forse in ricordo del primogenito, quando morì il 09 settembre aveva ancora in vita la madre Paolina, Adone era nato per fare l'ufficiale di Marina, il suo documento matricolare parla chiaro, arruolato volontario nel Corpo Regii Equipaggi con ferma di quattro anni quale allievo Guardiamarina di complemento il primo novembre 1917, ebbe una carriera prestigiosa, con numerosi e importanti incarichi sia a terra che su diversi tipi di navi. Aspirante Guardiamarina il 16 ottobre 1918 con imbarco sulle navi Conte Di Cavour e Giulio Cesare,Sottotenente di Vascello il 2 maggio 1920, Tenente di Vascello dal 10 agosto del 1923, Capitano di corvetta il 1 aprile 1932, Capitano di fregata l'8 febbraio 1936, Capitano di Vascello l'8 novembre 1940. Dal 14 giugno 1942 al 09 settembre 1943 Comandante della Corazzata Roma. Ebbe numerose decorazioni per la sua dedizione alla Regia Marina, tra le quali la croce d'oro per anzianità di servizio, Cavaliere dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Croce al merito di guerra per la spedizione in Albania, Ufficiale dell'ordine della Corona d'Italia, medaglia d'argento al valor militare. A Parigi gli fu concessa l'onoreficenza di Cavaliere della Legione d'onore il 17 maggio 1938.

1 - Ogiva perforante 2 - Camera di scoppio con 320 kg di esplosivo (Amatol) 3 - Tubi di innesco 4 - Aggancio

5 - Main fuse receptacle 6 - Quattro ali fisse 7 - Flangia a 7 pin 8 - Regolatore dell’aria calda 9 - Pannello di accesso ai controlli

10 - Giroscopio, batteria ed il ricevitore Strassburg   11 - Sezione di direzione 12 - Tubi di scarico dei razzi

13 - Interruttore di controllo 14 - Timoni principali (Wagner-Riegel)

 

La bomba mortale che colpì La Nave Roma era stata progettata sin dal 1939 dal dott. Kramer ed era contraddistinta dalla sigla FX-1.400 e chiamata familiarmente Fritz-X.
Secondo altre fonti essa avrebbe avuto la sigla
PC-1.400X, o anche SD-1.400.
Esisteva anche un'altra bomba di caratteristiche analoghe, la Henschel 293,
ma quella impiegata contro le nostre navi fu la FX-1.400. Essa era lunga m 3,30, aveva un diametro di mm 500 circa, pesava kg 1.400 e portava kg 300 di esplosivo.
Elenco Caduti Nave ROMA
La flotta Italiana, composta da 23 unità navali comandate dall'Ammiraglio Carlo Bergamini imbarcato sulla corazzata Roma, lasciava La Spezia dov'era ormeggiata e si dirigeva verso La Maddalena.
(Della squadra navale ancorata a La Spezia, comandata dall'amm. Carlo Bergamini, fanno parte le corazzate "Roma", "Italia", "Vittorio Veneto", gli incrociatori "Eugenio di Savoia", "Montecuccoli", "Attilio Regolo", i cacciatorpediniere "Legionario", "Grecale", "Mitragliere", "Fuciliere", "Carabiniere", "Velite", "Artigliere", "Oriani" e le unità in avanscorta "Pegaso", "Orsa", "Orione", "Impetuoso").

La flotta veniva raggiunta da altre unità provenienti dal porto di Genova
( Della squadra navale ancorata a Genova, al comando dell'ammiraglio Luigi Biancheri, fanno parte gli incrociatori "Garibaldi", "Duca D'Aosta", "Duca degli Abruzzi" e la torpediniera "Libra").

Alla squadra navale si aggiungeva l'ottava Divisione e, circa due ore dopo, la formazione si completava con l'avvicinamento della squadriglia torpediniere Pegaso.
Il convoglio incrociava a ponente della Corsica
Le unità si disponevano per entrare nelle acque prossime alla Maddalena per poi dirigersi al porto.
Le navi ricevevano un telegramma dallo Stato maggiore di Roma che comunicava la caduta della Maddalena in mani tedesche. Il Comandante in Capo, Ammiraglio Bergamini, decideva dunque di invertire rapidamente la rotta in direzione Asinara.
Veniva avvistata una formazione di 15 bombardieri Dornier 217 tedeschi con rotta delle navi. Veniva pertanto lanciato l'allarme aereo al quale seguivano i primi colpi di cannone antiaereo dalle navi.
Una prima bomba cadeva di fianco alla poppa della corazzata Italia sollevando un enorme muro d'acqua. Una bomba colpiva il lato sinistro della corazzata Roma provocandone un drastico rallentamento.
Un'altra bomba centrava la Roma provocando l'esplosione del deposito di munizioni di prora. L'esplosione generava un vasto incendio a bordo in corrispondenza delle torri prodiere, della plancia e del fumaiolo prodiero. La nave progressivamente si spezzava in due tronconi e lentamente si inabissava.

ore 16 e 11 La nave scompare in mare insieme a 1253 (?) uomini del Suo equipaggio, ivi compreso l'Ammiraglio Bergamini.
Rotta seguita dalla squadra navale

Carlo BERGAMINI
Ammiraglio d'Armata

Medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria

Comandante in Capo delle Forze Navali da Battaglia, sorpreso dall'armistizio in piena efficienza materiale e morale, trascinò con l'autorità e con l'esempio tutte le sue sue navi ad affrontare ogni rischio pur di obbedire, per fedeltà al Re e per il bene della Patria, al più amaro degli ordini.
E nell'adempimento del dovere scomparve in mare con la sua nave ammiraglia, colpita a morte dopo accanita difesa, dal nuovo nemico, scrivendo nella storia della Marina una pagina incancellabile di dedizione e di onore.
Acque dell'Asinara, 9 settembre 1943